Sulle cure col Prozac   23 comments

Alcune settimane fa, ho cercato di affrontare l’utilizzo della terapia elettro-convulsiva, TEC (più nota come Elettrochoc) in Italia, suscitando anche vari commenti piuttosto aggressivi di chi la definiva, contrariamente a me, una “terapia salvavita”. In questi commenti, mi si tacciava di posizioni “ideologiche” e mi si faceva notare come questa terapia venga oggi realizzata sotto anestesia, in ambiente protetto etc.
Questa premessa, per due precisazioni: in genere, quando affronto temi legati a campi complessi come questi o comunque legati a persone che soffrono o hanno sofferto o a ex-vittime – quali esse siano, mi impegno documentandomi, anche direttamente con medici o ex-malati o leggendo testimonianze. Questo per dire che la mia posizione non è ideologica, ma ponderata e segue semmai una linea di pensiero su certe terapie, comune a molti medici che le considerano più dannose che inutili. Detto questo appare chiaro come poco mi importi la precisazione dell’anonimo nei commenti sul fatto che la TEC si svolga in ambiente protetto e in anestesia: non è la modalità a interessarmi, quanto la sua utilità o il fatto che di essa si possa abusare o commettere abuso (il che, non è la stessa cosa).
Attendo quindi nuovi commenti anonimi, oggi che mi porto a parlare di una certa “cura” della depressione, affidata unicamente all’uso del Prozac.
Recentemente questo farmaco, tra i più venduti contro la depressione, è stato oggetto di uno studio britannico che lo ha definito utile tanto quanto un placebo. Colpire proprio antidepressivi come il Prozac, il terzo farmaco più venduto al mondo, ha fatto subito scattare in sua difesa, anche in Italia, alcuni professori magari  già estimatori della TEC! Scrive a questo proposito il dottor Zambello su http://salute.agi.it:
 
“ad esempio il Prof. Cassano di Pisa, grande sostenitore della farmacoterapia,  oggi dichiara su Repubblica che in fondo è sua esperienza che la psicoterapia e la farmacoterapia, ai fini del risultato clinico, si equivalgono. E allora, gli potremmo chiedere: ma perché hai avvelenato tante persone, per tanti anni, quando era possibile ottenere lo stesso risultato con un metodo  fisicamente meno invasivo e psicologicamente più consapevolizzante e aggiungerei, liberatorio? Misteri.”  
 
Da aggiungere che la FDA americana, ha ricevuto più rapporti di reazioni avverse per il Prozac, che per qualsiasi altro prodotto negli ultimi 24 anni. Sino al Settembre 1993 erano pervenuti più di 28mila rapporti di reazioni serie al medicinale con centinaia di casi di morte.
 
Infine: se la depressione è la causa di un grande dolore (ma sarebbe più corretto dire di una grande, insopportabile, insostenibile, rabbia) non è logico pensare che un farmaco che “copra” o “calmi” possa essere più dannoso che altro? Non è dunque più terapeutico arrivare alla causa della depressione, alla riscoperta e al rivissuto di quella, spesso antichissima, rabbia per migliorare il presente?
Questo non significa escludere l’uso dei farmaci nelle terapie psicologiche, ma un conto è affiancare ad una robusta psicoterapia farmaci (farmaci e non droghe!) che possano anche aiutare ad affrontare un ricordo o un’epoca difficile (per non dire insopportabile). Altro è affidare l’intera cura ad una ricetta che propone una pastiglia.  

Pubblicato aprile 2, 2008 da samuelesiani in Senza categoria

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23 risposte a “Sulle cure col Prozac

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  1. Concordo.
    Se non si risale alle cause non si può curare niente.
    E coprire i sintomi non vuol dire curare…

  2. “non è logico pensare che un farmaco che “copra” o “calmi” possa essere più dannoso che altro?”

    in realtà no, perchè ci possono essere delle situazioni in cui, per il soggetto, è meglio usare una determinata sostanza per passare “il momento”.

    Diciamo che gli antidepressivi NON ti curano, ma ti aiutano a far passare momentaneamente le ansie; il prozac in particolare può anche essere definito una “droga legale” ed è abbastanza forte (se nn sbaglio è vietato l’utilizzo per i minorenni), quindi è chiaro che un abuso fa male.

    Quello che secondo me non è chiaro ai più è che molte medicine sono “droghe” (alcune pesanti) che vanno utilizzate con criterio e non generalizzandone l’utilizzo.

    La mia personalissima opinione è che tutte le sostanze possono essere usate male o bene e che purtroppo troppo spesso gli stati e le industrie farmaceutiche non propongono la soluzione migliore ai cittadini/malati.

    Insomma un conto è usare sostanze pesanti in quantità moderata all’interno di una terapia, un conto è annullare i problemi del soggetto sistematicamente con un medicinale che ne cancella le ansie.

    Abusi di qualche medico a parte, sapevo che in Italia le leggi sono abbastanza buone in questo senso.. sbaglio?

    sANTAkLAUS – http://www.newspusher.org

  3. Nulla da aggiungere. per quanto mi riguarda, dal mio grande dolore mi sono risollevato (in parte) attraverso l’azione, l’impegno e il “fare qualcosa”

    Non ho mai preso un farmaco, e c’è molta ideologia consumista nell’idea che possa bastare (non dico neanch’io che sia inutile, infatti, ma che non basta) una pillola per “guarire” da certe patologie.

    Un caro saluto
    Mister X di Comicomix

  4. @ Franca: è proprio così.
    @ Santa: non escludo nemmeno io i farmaci, ma è necessario fare attenzione. Come dici tu possono essere droghe (nell’etimologia, se non erro, farmaco vuol dire “veleno”). Sulla normativa non saprei… so di certo che l’associazione Giù le mani dai bambini si impegna proprio per tutelare i minori da certi attacchi.
    @ Mister X: purtroppo non solo c’è consumismo nell’uso dei farmaci, ma anche inflazione nell’indicare come patologia la depressione. Anche quando magari c’è un motivo ben preciso e si ha solo bisogno del giusto tempo per rimettersi in piedi.

  5. Allora, premetto che io studio psicologia. Da 3 anni. Per cui un po’ di cose – molto poche – so su questo argomento.

    “non è la modalità a interessarmi, quanto la sua utilità o il fatto che di essa si possa abusare o commettere abuso (il che, non è la stessa cosa).” Sono completamente d’accordo con te. Se un giorno si dimostrasse che la terapia elettroconvulsiva curasse la sindrome bipolare nel 95% dei casi, allora non avremmo motivi per opporci a questo trattamento, che ovviamente non dovrebbe avere ripercussioni sui pazienti.

    La stessa cosa vale per i farmaci.
    Non mi sognerei mai e poi mai di iniziare una terapia con un paziente schizofrenico con allucinazioni, pensiero disorganizzato, comportamento catatonico ecc ecc. Prima sarebbe il caso di far cessare i sintomi con un farmaco (aspetto questo che mi competerà solo in parte) e poi iniziare la terapia. Probabilmente integrando i due metodi avremo significativi miglioramenti. Molte metanalisi e studi statistici dimostrano questo, anche se le case farmaceutiche lo ignorano.

    Io credo, quindi, che si debba andare nella direzione di trovare la cura migliore per il paziente ( e mi riferisco anche ai vari tipi di psicoterapia possibili), perchè si ottenga il massimo miglioramento possibile. Per fare questo, dobbiamo usare strumenti che non aumentino il danno alla sua persona o nei vari contesti in cui si relaziona.

    Non dimentichiamo poi che oggi è praticamente appurata la natura multifattoriale e dinamica della malattia mentale: la base biologica (certamente presente in alcune patologia) interagisce con quella psichica e quella sociale, e viceversa. Una prospettiva biopsicosociale, insomma, non guasta.

    Chi si sogna di curare un paziente depresso con i soli antidepressivi (tipici, magari), è ideologizzato o poco informato sulla materia.

  6. Avevo già letto credo queste cose e ricordo che tu stesso avevi trattato questo tema così scottante. Concordo con il tuo post e le tue considerazioni.

    Daniele il Rockpoeta

  7. Ne parlavo con Anne dello schifo provato nel sentire improbabili difese dell’elettrochoc chiamato Tec;la casta si e’ mossa per difendere metodi atroci e lo stesso succede con il Prozac;interessi tanti e danni irreversibili in eguale misura;io non sono contro gli antidepressivi e gli ansiolitici per la cura della depressione ma contro i business e l’irremovibilita’ di chi dovrebbe aiutare.
    ciao Samuele
    Veronica e
    LORENZO&ANNE

  8. La terapia più corretta auspica la fine dei medici che prescrivono farmaci come panacee a tutti i mali, che pensano che esista un’unica strada per arrivare al loro obiettivo.
    Esistono medici dalla mente aperta, coscienziosa e capaci che valutano nel loro bagaglio scientifico-culturale tutte le possibili vie da percorrere per poter affrontare nel miglior modo possibile il malessere del paziente, ci sono invece le categorie di medici incapienti o semplicemente incapaci e dolosamente criminali che si limitano a ripercorrere la stessa strada, spesso l’unica da loro conosciuta, senza considerare la diversità che caratterizza ogni caso clinico… ma questo è un appello da fare a tutti gli ambiti professionali, purtroppo.
    Pat

  9. D’accordo con te. Mi sono perso il post sulla Tec, quando l’hai messo in rete?
    A proposito agli inizi anni 60 una mia parente fu curata a Pisa con la Tec a quel tempo senza anestesia. Forse sarebbe stata meglio se non avesse iniziato la cura. Consiglio sempre l’analisi.
    Riccardo

  10. c’è da dire inoltre che bisognerebbe distinguere tra depressioni causate da squilibri chimici autonomi e depressioni causate da eventi negativi e difficili da superare che creano lo squilibrio chimico che porta alla depressione. in quel caso non solo i farmaci sono inutili ma impediscono di affrontare i problemi e risolveri. quindi concordo pienamente con quanto scritto sopra, nonostante debba ammettere di non essere un esperto di psicologia

    un saluto

  11. @ Cogito: “Io credo, quindi, che si debba andare nella direzione di trovare la cura migliore per il paziente”. Questo è il punto. Cura, non panacee o peggio calde coperte che incancrenizzano il male.
    @ Dani: vero, in parte avevo già trattato l’argomento. Che memoria!
    @ Vique: concordo. e salutami gli altri due.
    @ Pat: infatti, come dici tu, non è scritto da nessuna parte che la cura debba essere per forza unica e magari farmacologica.
    @ Riccardo: se ti interessa ancora il mio post, puoi leggerlo qui:
    http://noncontromaper.splinder.com/post/16227155#comment

    @ Demo: vedi, la depressione non è essere giù. Purtroppo questo termine è stato sputtanato. La depressione come malattia è altro: è non avere più consapevolezza di ciò che è dentro da ciò che è fuori. Non avere un orologio che si muove. E’ tutto uguale, non cambia, non scorre il tempo. Non c’è un ieri, oggi, domani. Non c’è un io sono, tu sei. Questa è la depressione. E la tristezza c’entra fino ad un certo punto. Si può essere depressi ma non piagnoni, per esempio.

  12. Non so se può definirsi una piccola catena, mi è stato assegnato un premio da girare ad un blogger apprezzato, ho scelto il tuo, vieni a ritirarlo da me, ciao e notte
    Pat

  13. Un sorriso ripassante
    Mister X di Comicomix

  14. Concordo. Ho nel tempo raccolto parecchio materiale sull’abuso di prescrizioni di antidepressivi o ansiolitici di varia natura. E sugli effetti rebound che si portano dietro. Nemmeno uno di questi effetti è accettabile come “male minore”, dal mio punto di vista. Tuttavia, pur consapevole che in alcuni casi, e per periodi molto limitati, il farmaco può essere utile, mi chiedo perché invece si continui a medicalizzare stati d’animo che sono parte della natura umana. Non si parla più di tristezza, di dolore, di paura, di problemi oggettivi che possono creare conflitti anche molto pesanti e portare a stati di cupezza inevitabili. Oggi è vietato avere un umore non adeguato alla richiesta sociale di essere sempre pseudo ebeti sorridenti. La pillola facile distrugge, alla lunga, persone che sarebbe bastato prendersi la noia di ascoltare e aiutare con gesti concreti. La pillola e il definire tutta la scala di emozioni cha vanno dalla tristezza alla disperazione, patologie, assolve molte coscienze, libera da responsabilità personali e sociali. E ingrassa medici, farmacisti, aziende, distributori, ect ect. Per sconfiggere pillola selvaggia è necessaria una maggiore responsabilità e cura delle persone, cosa bella da dire ma abbastanza difficile da praticare. La responsabilità è faticosa e impegnativa, meglio una pillola e dichiarare malato ogni individuo non conforme,no?

  15. @ Pat: ciao, ti ringrazio!
    @ Comicomix: ricambio al volo.
    @ Kitty: grazie per questa testimonianza. Potrei cancellare il mio post e mettere queste tue parole per quanto sono chiare e sentite.
    All’inizio parli di materiale sull’abuso. Che fine ne hai fatto fare?

  16. Buona domenica

  17. Avrei tanto da dire, in merito… ma, per fortuna, ha sintetizzato il mio pensiero, la socia Vique.
    Quindi corrispondo i saluti
    e passo..

    🙂

    Anne

  18. Da operatore della psichiatria devo purtroppo confermare che la maggior parte della classe medica psichiatrica non va oltre la funzione di “caramellaro”: a ogni disturbo corrisponde la pillolina appropriata, che spesso non è appropriata per niente. La psicoterapia, il colloquio, il momento di ascolto, è interamente delegato ai privati perchè nel pubblico ci sono troppi pazienti e troppo pochi medici. Almeno il 50% dei farmaci psichiatrici dovrebbe essere cestinato. Almeno il 50% delle patologie psichiatriche dovrebbero essere cancellate dall’Oms. Purtroppo la ricerca nel settore oggi è praticata quasi esclusivamente dalle case farmaceutiche, che prima inventano le molecole e dopo la patologia giusta per impiegarla. Chi ci va di mezzo sono i pazienti distrutti da terapie nefaste che magari vorrebbero solo parlare un pò con qualcuno. Da brividi.

  19. @ Anne: grazie di essere passata
    @ Fina: grazie anche a te. Il tuo contributo, ancor più perché da addetto ai lavori, è molto utile.

  20. Scusa …ripasso e vedo solo ora la tua domanda. Che fine ha fatto il materiale? Per ora nessuna fine…Ho in mente prima o poi di tirare le somme e farne qualcosa. Sopratutto perché mi fa inorridire la stretta relazione fra abuso di psicofarmaci (e di prescrizioni inopportune)e l’incidenza di un numero sempre più elevato di fatti di cronaca nera che con questo abuso sono in relazione.Hai mai notato che, dopo ogni omicidio o strage domestica, dell’autore viene detto di straforo, di corsa, quasi fosse giustificazione e non possibile causa, che si trovava in stato depressivo, magari perché aveva perso il lavoro, aveva subito qualche tragedia personale? Uno degli effetti rebound è appunto questo:un aumento, anche a breve termine, di reazioni incontrollate di aggressività. Una delle piccole cose che nessun medico a quanto pare ha voglia di considerare, nel fare una prescizione di fronte alla richiesta di aiuto di una persona che magari ha buonissimi motivi per essere depressa…e non per questo dovrebbe essere trattato come un malato psichiatrico…Insomma, a scavare c’è di che riflettere…Ciao.

  21. Brava! Vero! E non se ne parla per nulla. Sarebbe invece un dovere chiedersi se questi vari omicida o suicida erano in cura farmacologica e con quali. Cause ed effetti. Come ce li confondiamo, Kitty.
    Sappi che se vai in quella direzione, io ti sostengo e ci sono.

  22. Grazie…ciao…(passo parola per la candidatura del tuo amico ad amici di roma)..

  23. Grazie, molto gentile.

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